“Accoglienza, sobrietà, pazienza, mitezza, affidabilità, bontà di cuore sono la grammatica di base di ogni ministero, devono essere la grammatica di base di ogni vescovo, presbitero, diacono”. Lo ha detto il Papa all’udienza generale davanti a 20mila persone in piazza San Pietro. Ha aggiunto che tali “prerogative umane” debbono necessariamente aggiungersi ad “alcune prerogative spirituali”, secondo quanto san Paolo ricorda nelle “sue lettere pastorali a Timoteo e Tito”.

Alla catechesi papa Francesco ha ammonito: “Guai se un vescovo, un sacerdote o un diacono pensassero di sapere tutto, di avere sempre la risposta giusta per ogni cosa e di non avere bisogno di nessuno. Al contrario, la coscienza di essere lui per primo oggetto della misericordia e della compassione di Dio deve portare un ministro della Chiesa ad essere sempre umile e comprensivo nei confronti degli altri”. “Non si è vescovi, sacerdoti o diaconi perché si è più intelligenti degli altri – ha ricordato – ma solo per un dono elargito da Dio per il suo popolo. La consapevolezza di questo è importante, rappresenta una grazia da invocare”, perché così un pastore “non potrà assumere un atteggiamento autoritario, come se la comunità fosse sua”.

Prima dell’udienza generale, il Papa ha incontrato, nell’aula Paolo VI, un folto gruppo di bimbi malati e di malati in carrozzella. Spesso, specialmente in caso di maltempo, papa Francesco incontra i malati al coperto, anziché nella piazza. In precedenza, alle 9, aveva ricevuto una delegazione di 30 esponenti del Forum cattolico-musulmano.

Significativo l’appello lanciato dal Pontefice al termine dell’udienza: con “grande trepidazione” il Papa segue “le drammatiche vicende dei cristiani che in varie parti del mondo sono perseguitati e uccisi a motivo
del loro credo religioso. Sento il bisogno di esprimere la mia profonda vicinanza spirituale alle comunità cristiane duramente colpite da un’assurda violenza che non accenna a fermarsi, mentre incoraggio i pastori e i fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza. Ancora una volta, rivolgo un accorato appello a quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale, come pure a tutte le persone di buona volontà, affinché si intraprenda una vasta mobilitazione di coscienze in favore dei cristiani perseguitati. Essi hanno il diritto di ritrovare nei propri paesi sicurezza e serenità, professando liberamente la nostra fede. E adesso – ha concluso Papa Francesco rivolgendosi ai fedeli – per tutti i cristiani perseguitati perché cristiani, vi invito a pregare il Padre nostro”.

Papa Francesco ha espresso anche il suo dolore per quella che ha definito una “sparizione legale”, la tragedia cioè degli studenti messicani che, ha detto, “sappiamo essere stati assassinati”. Un crimine, ha scandito, che “rende visibile la criminalità che esiste nel commercio e traffico di droga”.

udienza di papa Francesco del 12.11.2014

da www.avvenire.it