Il nostro tempo sembra essere diventato incerto dinanzi all’educazione cristiana. Molti si domandano se educare alla fede i bambini sia veramente un bene. Un pregiudizio porta a ritenere che educare alla fede sia, in fondo, un’imposizione, un togliere libertà alle future scelte di un figlio. Perché voi genitori, invece, non dovete essere neutrali con lui? Perché avete la responsabilità di donargli ciò che è bello e buono! Sarebbe assurdo che una mamma non scelga del buon cibo per suo figlio, dicendo che deciderà lui da grande cosa mangiare. O che non gli insegni a parlare in un buon italiano, dicendo che sarà lui a doverlo decidere. Un genitore comincia ad insegnare l’amore alla squadra del cuore fin da quando il bambino è piccolissimo e non si sognerà mai di dire che è la stessa cosa se suo figlio diventerà romanista o laziale! Ogni genitore che ama offre ai suoi bambini il meglio che conosce! Se in ogni campo questo è vero, ecco che vale a maggior ragione per la fede. Non è indifferente educare un figlio ad essere credente o meno. Come genitori, possiamo educare alla fede i nostri figli perché ci è chiaro, almeno intuitivamente, che con Dio nasce la speranza e che proprio in Gesù noi abbiamo conosciuto quanto Egli sia affidabile. Gesù ci assicura che vivere è un bene e che la vita non è nelle mani di una casualità meccanica e assurda, bensì nelle mani di Dio: in buone mani! È un bene inestimabile che un bambino cresca avendo fiducia che Dio non è lontano, anzi si è fatto vicino a noi in Gesù. Verrà poi l’adolescenza, l’età della contestazione: i primi anni sono invece quelli della proposta, della semina di ciò che veramente vale!

(tratto dalla I lettera ai genitori della Diocesi di Roma – Pastorale post-battesimale)